lunedì 6 settembre 2010

Borriello, Roma e Unicredit, le priorità delle banche italiane

Ieri a Mirabello è successo qualcosa di davvero importante, ma ne parlerò in un altro momento.
Ora, invece, vorrei condividere qualcosa che mi ha fatto davvero riflettere.
Chi segue il calcio sa che la Roma ha acquistato dal Milan l'attaccante della nazionale Marco Borriello.
Chi segue il calcio, sa anche che la Roma Calcio, società quotata in Borsa, aveva debiti per centinaia di milioni di euro.
Chi segue il calcio giocato, forse non sa che Roma, Unicredit ed Italpetroli sono tre attori di una medesima recita (per qualche info in più vi rimando a questi due link: Vendita AS Roma ; Accordo Roma - Unicredit - Italpetroli).
Come tutti sanno, e non solo gli appassionati di calcio, oggi chiedere un finanziamento in banca per un giovane, per un'impresa che attraversa un momento di difficoltà, per una famiglia, è diventato un'autentica impresa.
Le banche hanno dimenticato la loro natura, la loro ragione sociale di "istituti di credito", dedicandosi principalmente alla speculazione finanziaria, il più delle volte sulla pelle di clienti non propriamente milionari.
E Marco Borriello? E la Roma? E Unicredit?
Be', intanto Unicredit ha accettato delle condizioni per il salvataggio della Roma Calcio che, se proposte da qualunque privato, persona fisica o imprenditore, sarebbero state rigettate quasi con disprezzo.
E' vero che dietro la Roma c'è la famiglia Sensi, e dietro ancora Italpetroli, ma le scatole girano ugualmente: la sensazione, per non dire la certezza, è che le banche si facciano grandi con i piccoli e piccoli con i grandi.
L'acquisto di Borriello, quindi, è stato vagliato da Unicredit, che ha valutato l'operazione prima di dichiararsi favorevole.
Con la crisi del mondo del lavoro e le difficoltà per giovani ed imprese di ricevere credito dalle banche, questa notizia mi riempie davvero il cuore di gioia.
E' troppo chiedere ai signori banchieri di tornare a fare il loro mestiere ed a credere ed investire nei giovani e nelle imprese, anziché continuare a lanciarsi nel meraviglioso mondo della speculazione finanziaria?
Dalla crisi si esce tutti insieme, e sarebbe bello che le banche abbandonassero l'immagine ipocrita che forniscono di loro con le pubblicità martellanti che ci propinano ogni giorno.
Meno pubblicità, più fiducia e concretezza, e forse le cose funzionerebbero un po' meglio.

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