giovedì 10 novembre 2011

8.11.2011

Evidentemente novembre è il mese del destino...
Il 2.11.2005 mi sono laureato, l'8.11.2011 sono diventato avvocato (con qualche anno di ritardo sulla tabella di marcia, ma ci possiamo accontentare...).
A novembre se ne sono andate persone che avrei voluto dividessero con me questa gioia, ma spero che da lassù possano essere soddisfatte...!

sabato 15 ottobre 2011

Berlusconi al capolinea

Dall'ufficio stampa di FLI Reggio Emilia. "Ogni giorno in più di Berlusconi al Governo rappresenta un danno irreparabile per l'Italia". Questo il duro commento del coordinatore provinciale di FLI, Tommaso Lombardini, in seguito all'ultimo voto di fiducia ottenuto dal governo Berlusconi. "Visto che Berlusconi non vuole arrendersi all'evidenza, mi auguravo che il segretario del PDL potesse riportarlo a più miti consigli, invece Alfano, nella miglior tradizione cortigiana, non ha mosso un dito in questo senso ed, anzi, ha ribadito l'insostituibilità del premier." Lombardini è deluso da Alfano: "Avrebbe le credenziali per guidare un rinnovamento nel PDL, ma non riesce ad elaborare il concetto che un "no" detto a Silvio Berlusconi non rappresenta alto tradimento". Futuro e libertà, ormai da mesi, aveva messo in guardia la maggioranza, sempre più esigua, di governo: "Se Berlusconi ci avesse ascoltato, oggi l'Italia non sarebbe appesa ai mutevoli umori della Lega, dei responsabili, e di tutti quei parlamentari che, per garantire un solo voto, possono tenere in ostaggio un intero esecutivo". Secondo Lombardini, non può essere credibile nella guida del paese chiedendo nuovi sacrifici chi, fino ad un anno fa, negava l'esistenza stessa della crisi: "Per Berlusconi la crisi esisteva solo nei giornali di sinistra, e comunque era già stata superata: oggi le imprese ed i cittadini chiedono risposte dalla politica, ma in parlamento si discute di intercettazioni e di processo lungo (o breve, a seconda delle necessità)". Secondo Lombardini l'unica strada per uscire dall'impasse è quella delle dimissioni di Berlusconi e del voto in tempi rapidi: "Solo nuove elezioni, magari con un diverso sistema elettorale, possono smuovere questa situazione stagnante".

mercoledì 22 giugno 2011

Landi ha ragione, comune e provincia devono far squadra con i privati.

Dall'ufficio stampa di FLI Reggio Emilia.

"La realizzazione della stazione mediopadana rappresenta una straordinaria opportunità per Reggio Emilia che avrà, finalmente, l'occasione di essere conosciuta per meriti propri e di non essere più individuata come la città fra Parma e Modena".

Queste le impressioni di Tommaso Lombardini, capogruppo di FLI a Palazzo Allende, sull'intervento del presidente degli industriali Stefano Landi.

"Il presidente ha correttamente parlato di gioco di squadra, invitando gli enti locali a fare sistema ed a concorrere per la realizzazione di obbiettivi tanto ambiziosi quanto necessari, in ciò richiamando la relazione del suo predecessore Borghi, che usò parole simili pochi anni fa. Parole - rimarca Lombardini - che non hanno trovato seguito nel comportamento di comune e provincia".

Secondo Lombardini, occorre che comune e provincia abbiano una visione strategica della città: "non è pensabile, in un mondo globalizzato, fermarsi ai singoli progetti senza armonizzarli in una visione d'insieme: l'area nord della città deve essere valutata come risorsa per tutto il territorio, anche extraprovinciale, altrimenti il rischio è quello di trasformare la costruzione della stazione TAV nell'ennesima cattedrale nel deserto, alla faccia del marketing territoriale o della tanto decantata bella provincia".

A parere di Lombardini, "l'istituzione di una Fondazione per l'innovazione mi sembra un'ottima idea ma, anche in questo caso, è fondamentale il coinvolgimento degli enti locali, che non possono limitarsi a fare da spettatori, ma devono necessariamente giocare un ruolo da protagonista. E' facile - prosegue Lombardini - lodare le proposta altrui ed aderirvi solo all'ultimo momento, dopo averne verificato il successo, magari assumendosi impropriamente anche dei meriti".

"L'auspicio - conclude Lombardini - è che la presidente Masini non si sottragga, come suo solito, al dibattito in consiglio provinciale, come avvenuto sulla stazione dell'Alta velocità, ma che si confronti con maggioranza ed opposizione per garantire un rilancio ad un territorio che, se non è stato abbattuto dalla crisi, è tuttavia stato profondamente scosso dalla stessa".

giovedì 19 maggio 2011

Approvata la mozione del FLI sull'eliminazione delle tubature in amianto

L'approvazione dell'ordine del giorno del FLI sulla progressiva eliminazione delle tubature in cemento amianto è un ottimo segnale per la comunità reggiana.
In questo modo, la provincia ha messo nero su bianco l'impegno concreto di vigilare ed incentivare le procedure di rimozione delle suddette tubature, a garanzia della salute pubblica.
Registro con soddisfazione che il mio documento è stato sottoscritto da tutti i gruppi consiliari, ad eccezione di quello di Rifondazione Comunista, che ha preferito utilizzare un importante momento di unità di intenti per pubblicizzare la propria posizione sull'imminente referendum sull'acqua pubblica.
Un peccato, perché un voto all'unanimità avrebbe dato ancora più sostanza ad una battaglia di civiltà.
Non male per un partito fantasma!

Ecco il testo dell'ordine del giorno:

ORDINE DEL GIORNO
Il Consiglio provinciale di Reggio Emilia
considerato
che da anni è nota l'estrema pericolosità delle fibre e delle polveri d'amianto;
che, fino agli inzi degli anni '90, le tubature dell'acqua sono state realizzate prevalentemnte in cemento/amianto;
che la norma di riferimento per l´amianto, DM 14.5.96 all'Allegato 3, pur rimandando a quanto riferito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), cioè che "non esiste alcuna prova seria che l'ingestione di amianto sia pericolosa per la salute, non è stato ritenuto utile, pertanto, stabilire un valore guida fondato su considerazioni di natura sanitaria, per la presenza di questa sostanza nell´acqua potabile", pone l´attenzione sul possibile rilascio di fibre da tubazioni o serbatoi in C/A, soprattutto in relazione alla aggressività delle acque (parametro quest´ultimo già considerato nella precedente circolare ministeriale n. 42 del 1986);
che il citato DM citato richiama l´attenzione delle competenti amministrazioni ad un controllo dello stato di conservazione delle reti nonché ad una rapida e progressiva sostituzione di tubazioni e serbatoi in C/A (si veda, a proposito, anche il sito dell'Arpa della regione Emilia Romagna: http://www.arpa.emr.it/pubblicazioni/amianto/generale_1337.asp);
che, in data 7.3.2011, il consiglio comunale di Reggio Emilia ha approvato, all'unanimità, una mozione avente ad oggetto la verifica di presenza di amianto nelle acque potabili ed il conseguente impegno, a partire dal 2012 e con un piano pluriennale, alla sostituzione di tutte le condutture dell’acqua domestica, costruite in cemento amianto, presenti nel comune di Reggio;
ritenuto
necessario che su una questione così delicata vi sia, da parte delle amministrazioni pubbliche e di IREN, gestore della rete idrica, una chiarezza assoluta,
tutto ciò premesso,
impegna la Giunta
ad attivarsi nei confronti delle amministrazioni comunali reggiane, affinché, tramite IREN, eseguano un monitoraggio delle proprie reti idriche, verificando la presenza di amianto nelle acque potabili e, conformemente a quanto già previsto per il comune capolugo, istituiscano un piano pluriennale finalizzato alla sostituzione di tutte le condutture dell'acqua domestica, costruite in C/A, presenti sul loro territorio.

Reggio Emilia, lì 9.3.2011

Tommaso Lombardini
Futuro e libertà per l'Italia

Replica a Fabio Filippi

La piccata replica di Fabio Filippi mi porta a pensare di aver toccato molti nervi scoperti del consigliere azzurro.
Spieghi piuttosto Filippi perché a Collagna il PDL ha appoggiato un candidato sindaco iscritto al PD.
Spieghi Filippi perché il segretario della Lega Nord dice che Collagna è andata al Partito Democratico.
Spieghi Filippi perché il suo alleato principale, la Lega Nord, tramite Angelo Alessandri ha definito il PDL "un peso morto".
Spieghi Filippi perché a Castellarano il PDL e la Lega hanno ottenuto poco più della metà dei voti conseguiti un anno fa alle elezioni regionali.
Spieghi Filippi perché a Casina il PDL scompare ogni volta che si presenta alle elezioni amministrative.
Spieghi Filippi perché, mentre cala il consenso del suo partito, le sue preferenze aumentano in modo inversamente proporzionale.
Sappia l'Ingegner Filippi che io siedo in consiglio provinciale per quelle famose quote stabilite al momento della fusione di AN e di Forza Italia, per cui il mio posto lo devo ad AN, e cioè a Fini, non alla grazia divina.
Sappia l'ingegnere Filippi che, fin tanto che ho fatto parte del PDL, ho curato gli interessi esclusivi del partito, anteponendoli sempre a quelli personali.
Sappia l'ingegnere Filippi che il sottoscritto con la sinistra si è sempre confrontato e battuto, con durezza e con lealtà, rischiando anche fisicamente nelle piazze, ma sempre nel rispetto dell'avversario, senza mai scendere a compromessi.
Sappia l'ingegnere Filippi che io non do lezioni di anticomunismo, semmai è proprio lui a volersi ergere paladino di un antivalore, salvo poi non combattere proprio in casa sua, come è avvenuto a Casina.
Sappia l'ingegnere Filippi che a Castellarano il FLI è stato determinante per il conseguimento di un buon risultato, il suo candidato è stato il più votato con oltre 100 preferenze su 539 voti (e qui non era possibile il voto disgiunto...) e se non siamo entrati in consiglio comunale lo si deve ad una manciata di voti (31, per la precisione).
Caro Filippi, lei può offendere fin che vuole, ha ben imparato dal suo capo a non distinguere la critica politica da quella personale: io mi limito a fare considerazioni di carattere generale, lei preferisce l'insulto e la derisione.
Ad ognuno il suo stile.

Elezioni 2011

Il risultato del Nuovo Polo per Castellarano è un ottimo punto di partenza per iniziare a costruire un centrodestra alternativo a quello rappresentato da PDL e Lega, sempre più in crisi a livello locale e nazionale.
La lista guidata da Ivonne Balzarelli ha posto basi importanti per il futuro: l'esperimento del Nuovo Polo procederà sul territorio, con punti di riferimento storici, come la stessa Balzarelli, e con volti nuovi, come quello di Angelo Giordano, giovane capolista in quota FLI, che ha conseguito oltre 100 preferenze, risultando il più votato dei candidati del Nuovo Polo. Il 6,5% e gli oltre 500 voti raccolti sono il premio di un grande lavoro di squadra, mentre desta perplessità il crollo di Lega e PDL. L'impressione è che l'unica a credere veramente nella vittoria fosse la sola Francesca Carlotti, che non ha trovato un appoggio adeguato da parte del suo stesso partito di riferimento.

Pesantissimo, per il centrodestra, il risultato di Casina, dove la lista PDL e Lega è scesa dagli oltre 1000 voti conseguiti nelle scorse regionali a poco più di 600: un crollo verticale che dovrebbe creare qualche imbarazzo al consigliere pidiellino Fabio Filippi, che riesce ad essere profeta in patria solo quando corre a preferenza per essere eletto in regione, salvo eclissarsi alle elezioni amministrative. Da un anticomunista come Filippi, ci saremmo aspettati una battaglia in prima persona per liberare il suo comune dai nipotini di Togliatti, ma evidentemente è più facile fare proclami da Bologna che da casa propria.

Curioso il risultato di Collagna, in quanto non si è ancora capito a chi debba essere ascritta la vittoria, oltre a Bargiacchi, ovviamente, che diventa sindaco del terzo comune della sua carriera (alla faccia del ricambio generazionale). La Lega sostiene che si tratti di una vittoria del PD, il PDL si compiace del risultato ottenuto dal consigliere Leprai e plaude all'affermazione di un progetto sponsorizzato, almeno in parte, proprio dal centrodestra, Bargiacchi ribadisce di essere semplicemente sospeso dal PD, ma di essere iscritto a tutti gli effetti al partito di Bersani. Si tratterebbe di un'inedita maggioranza rosso-azzurra, con buona pace degli anticomunisti militanti del PDL. Chissà che ne penserebbe Berlusconi...

mercoledì 4 maggio 2011

La Procura di Reggio conferma il problema delle tubature in cemento amianto.

Sostituire gradualmente, ma con sistematicità, le residue tubature in cemento amianto presenti nel nostro territorio: questa è l'unica garanzia per essere certi al 100% che non vi siano fibre d'amianto nell'acqua che beviamo, a prescindere dalla loro pericolosità.
La precisa indagine della Procura della Repubblica, senza ingenerare allarmismi, ha evidenziato che l'amianto può effettivamente trovarsi nella nostra acqua, anche se in piccole dosi, e la Procura stessa si è riservata di verificarne la dannosità.
A questo punto, dando seguito alla mozione votata all'unanimità dal consiglio comunale, e nell'attesa di discuterne una analoga - presentata dal sottoscritto - in consiglio provinciale, mi attendo che le amministrazioni reggiane predispongano un piano di sostituzione delle tubature in c/a, a testimonianza della volontà di procedere a dar corso a questo importante intervento.
Pur in tempi di ristrettezze economiche, ritengo questa una priorità: programmare i lavori in un periodo determinato di tempo potrebbe essere la soluzione ottimale per garantire un'adeguata copertura finanziaria agli stessi.

martedì 22 marzo 2011

Condanna per le scritte di minaccia e la rissa in Sala del Tricolore

Esprimo la mia piena condanna per le scritte minacciose comparse sui muri della città nei confronti di personalità del mondo sociale, politico ed imprenditoriale.
Desidero, altresì, criticare fortemente ciò che è accaduto lunedì pomeriggio in Sala del Tricolore, a prescindere dalle responsabilità dei singoli, che dovranno essere accertate nelle sedi opportune: chi ricopre ruoli pubblici, in particolare quelli elettivi, ha il dovere mantenere un atteggiamento decoroso ed adeguato all'incarico svolto.
Non si può chiedere il rispetto delle regole e pretendere fermezza se, con il proprio atteggiamento, ci si comporta in questo modo: che esempio possiamo offrire alla cittadinanza? Il 17 marzo la Sala del Tricolore era gremita di visitatori desiderosi di scoprire il luogo di origine della nostra bandiere, da lì a pochi giorni, in una sorta di surreale contrappasso, si è tramutata in una specie di arena per il pugilato.
Così facendo, peraltro, si è persa un'importante occasione per dimostrare fermezza ed unità d'intenti nel condannare le scritte di cui parlavo in precedenza: una gioia - si fa per dire - per i titolisti dei giornali, un brutto momento per la società reggiana.

lunedì 14 marzo 2011

Finalmente una presa di posizione ufficiale del Comune di Reggio sulle tubature in cemento/amianto

Con tardiva, ma provvidenziale, responsabilità, l'assessore Ferrari spende parole importanti sulle tubature in cemento/amianto e sulla loro progressiva sostituzione.
L'assessore non dice nulla di più di quanto già previsto in un decreto ministeriale del 1996, ma è bene che l'amministrazione comunale abbia, finalmente, preso una decisione pubblica e non equivoca.
Per quanto riguarda i costi, ritengo che i cittadini reggiani siano disposti ad accettare tariffe più elevate, conseguenti a lavori utili per la loro salute, piuttosto che per dispendiosi, e per fortuna abbandonati, sistemi di raccolta rifiuti.
Relativamente ai privati, è auspicabile che anche lo Stato faccia la sua parte: sull'argomento, sarei curioso di sentire cosa ne pensa Angelo Alessandri, presidente della commissione parlamentare "ambiente, territorio e lavori pubblici", finora abbastanza silente su questo tema così delicato.

giovedì 10 marzo 2011

Tubature in cemento amianto, il dovere della verità

L'acqua è un bene pubblico oggi e sarà un bene pubblico domani, con buona pace di chi promuove referendum in tal senso.
Consiglio ai signori promotori, invece, di prestare maggior attenzione alla qualità dell'acqua più che alla sua pubblicità.
Visto che la salute è un bene costituzionalmente garantito (art. 32 co. 1 Cost.), sarebbe bene che si facesse chiarezza sull'esistenza, ancora oggi, di tubature in cemento amianto, poiché, fino ai primi anni '90, queste erano tutte costruite con tale materiale.
E' risaputo che la pericolosità dell'amianto, in particolare delle sue polveri, è stata accertata solo in tempi relativamente recenti: ciò, tuttavia, dovrebbe fungere da ulteriore stimolo per le pubbliche amministrazioni.
Chiedo, pertanto, che il sindaco Delrio si faccia carico di accertare l'effettivo stato della rete idrica reggiana, ed avanzo la medesima richiesta alla presidente Masini, affinché la inoltri ai sindaci della provincia; le pubbliche amministrazioni, inoltre, si devono attivare nei confronti di IREN, gestore pubblico dell'acqua, perché si assuma l'onere di provvedere a sanare le irregolarità che dovessero essere rivelate.
Se certi problemi esistono, occorre porvi rimedio immediatamente; in caso contrario, per dovere di trasparenza ed informazione, i nostri amministratori hanno il dovere di assumersi le loro responsabilità e spiegarci pubblicamente che la situazione è sotto controllo e che non esistono rischi per la salute.

martedì 8 marzo 2011

Fondazione Palazzo Magnani, una sfida reggiana

Solo il tempo ci permetterà di giudicare se la sfida rappresentata dalla costituzione della Fondazione Palazzo Magnani è stata vinta.
La mostra su De Chirico - finalmente un grande evento a Reggio - non può rappresentare un punto di arrivo, bensì un punto di partenza.
Il futuro della Fondazione passa attraverso il coinvolgimento di soggetti privati, ma perché ciò accada è necessaria una programmazione artistico/culturale proiettata sul territorio, pianificata con un diretto coinvolgimento degli sponsor.
Occorre che vi sia un giusto connubio fra l'aspetto culturale e quello più strettamente imprenditoriale; la provincia di Reggio Emilia, dal Po al crinale, è ricca di siti interessanti che attendono solo di essere messi a sistema ed inseriti in circuiti più ampi.
Le risorse turistiche legate alla cultura sono praticamente illimitate, non essendo mai state sondate in modo organico.
Palazzo Magnani deve fungere da richiamo per gli eventi maggiori, e da amplificatore per quelli organizzati dalle amministrazioni locali nei singoli comuni.
Fondamentale, però, è una visione d'insieme dell'offerta turistico/culturale, ed è questo il vero banco di prova della Fondazione.
I grandi eventi sono certamente importantissimi, come sostengo da tempo, ma è basilare che questi abbiano una ricaduta positiva anche nel corso dell'anno, altrimenti rischiano di produrre lo stesso effetto della luna piena nel cielo notturno, che copre le stelle con il suo chiarore, lasciandone solo intuire la presenza.
Lontano dalle manifestazioni principali, si lancino artisti emergenti, si crei un laboratorio culturale, si consenta ai giovani artisti di esporre negli stessi locali dove si sono tenute mostre di respiro internazionale, e lo si faccia con costanza.
Nel frattempo, la Fondazione e la Provincia, unitamente ai privati, si dovrebbero attivare per  realizzare un compiuto progetto turistico/culturale che coinvolga, in modo omogeneo, il maggior numero di soggetti, di concerto con altre istituzioni (penso non solo ai singoli comuni reggiani, ma anche a quelli parmigiani, modenesi, lombardi ed alla regione Emilia Romagna), così da inserirsi organicamente e, per l'appunto, sistematicamente in ambiti ben più ampi di quello provinciale.
Il mio personale auspicio è che il nominando comitato scientifico della Fondazione possa essere rappresentato da personalità di spicco della cultura, reggiana e non, scelte esclusivamente in forza delle loro competenze, onde sgombrare il campo da prevedibili considerazioni, che abbiano piena autonomia nelle loro decisioni.
Visto quel che accade da anni a livello nazionale, l'unica strada veramente percorribile perché la proposta culturale non venga ridimensionata è quella di un rapporto sempre più stretto fra pubblico e privato, ma c'è bisogno di un progetto serio e non autoreferenziale, altrimenti la sfida di cui parlavo in premessa è destinata ad essere persa in partenza.
Noi siamo pronti a collaborare, a confrontarci ed a portare il nostro contributo senza alcun pregiudizio, oltrepassando stantie logiche ideologiche: la nascita della Fondazione è un momento di svolta non per la politica reggiana, ma per tutta la nostra comunità, un'occasione che non può andare sprecata.

martedì 8 febbraio 2011

Le croniche carenze del Tribunale di Reggio Emilia

Dall'uff. stampa FLI Reggio Emilia


"Lucida ed equilibrata". Così il capogruppo di Fli in Consiglio provinciale, Tommaso Lombardini, giudica l'analisi di Francesco Caruso sul Tribunale di cui è da poco diventato presidente.

"I problemi del nostro Tribunale sono ormai arcinoti ma, nonostante gli impegni assunti dai vari governi che si sono succeduti alla guida della nazione, non è stato fatto sostanzialmente nulla per migliorarne le condizioni; purtroppo - rimarca Lombardini - la politica non si è mai occupata di una necessaria riforma della giustizia, in grado di migliorare la qualità del servizio offerto ai cittadini, ma va lodato il fatto che Caruso, riferendosi alle lungaggini di alcune indagini in ambito penale, non abbia voluto trincerarsi dietro comode giustificazioni, assumendo, così, parte della responsabilità dei problemi". 

Secondo Lombardini, quindi, "è giusto l'invito di Caruso ai parlamentari reggiani di verificare sul campo la realtà del nostro palazzo di giustizia" e lancia una provocazione: "Anziché presentarsi in pompa magna, i rappresentanti del popolo nominati in parlamento vengano una mattina alle 8 e si mischino alla fila per prendere i numeri per accedere alle cancellerie e passino un'intera mattinata in coda davanti agli uffici, come dobbiamo fare noi che per lavoro siamo spesso in Tribunale, o come qualunque cittadino che abbia bisogno di prendere visione di documenti: in questo modo si renderebbero conto di quali sono le reali difficoltà di chi opera nel settore". 

"E comunque - conclude Lombardini - i veri penalizzati, come sempre, sono i comuni cittadini, che vedono negato il loro diritto ad una giustizia certa e veloce".

martedì 1 febbraio 2011

Mala tempora currunt sed peiora parantur, o la democrazia dell'insultanza

Per l'Italia e per chi ha la sventura di essere appassionato di politica non è un bel momento.
Ho da poco finito di leggere un libro di Vespa sui dieci anni che hanno sconvolto l'Italia, quelli, per intenderci, fra il 1989 ed il 2000 e che hanno visto, in rapida serie, il crollo del muro di Berlino, tangentopoli, la fine del pentapartito, la scomparsa della DC e la conseguente diaspora dei cattolici impegnati in politica, la fuga - o l'esilio, a seconda dei punti di vista - di Craxi, i suicidi eccellenti, l'annichilimento di un'intera classe dirigente, la nascita di una seconda repubblica (per la verità, a distanza di anni, è lecito pensare che si sia voluto coniare questo termine per una colossale e nazionale lavata di coscienze: la carta costituzionale, infatti, non è mai stata cambiata, e la sola introduzione di un diverso sistema elettorale, maggioritario anziché proporzionale, non era sufficiente a dar vita ad una fase nuova e diversa dello Stato, ma la voglia di voltar pagina prevalse su tutto), la discesa in campo di Berlusconi, i cosiddetti postcomunisti e postfascisti (per usare un semplicistico lessico tardo novecentesco) al governo della nazione, l'avanzata della Lega, l'ingresso nell'euro.
Tutto partì dalla repulsione popolare per un sistema corrotto e concusso (a seconda dei casi): gli italiani si sentirono traditi da una classe politica che, ai loro occhi, aveva realmente oltrepassato i limiti della decenza.
Non esiste popolo più disposto al perdono del nostro, ma non esiste popolo altrettanto pronto alle esecuzioni di massa come quello italiano: tutti sapevamo che i nostri politici non erano immuni da difetti che, tuttavia, gli venivano perdonati per svariati motivi, dall'italico quieto vivere, al fatto predominante che, negli anni '80, esistevano una ricchezza diffusa ed una fiducia nel futuro che erano in grado di sopire ben più di qualche malumore.
Crollò il muro, e con esso tutto un sistema: da lì è cambiata la storia, dell'Europa e dell'Italia.
L'intangibilità di un sistema era stata abbattuta in una sola notte di novembre, trovando impreparati al cambiamento (quasi) tutti i politici italiani. Ciò che seguì, fu solo l'inizio di una rivoluzione bianca.
Trascorsi dieci anni da quei fatti, cos'è cambiato?
Se si parla di bicamerale, si fa riferimento, nell'ordine: a) a qualche casa regalata/prestata/comprata da amici e parenti a uomini politici; b) qualche segreta camera delle residenze del premier; c) una leggenda di metà anni '90.
Se qualcuno, per errore, parla di presidenzialismo o semipresidenzialismo viene fissato come se fosse un mostro (nell'accezione latina del termine).
Parlando di stato sociale, c'è chi guarda l'atlante cercando questa strana nazione dal nome italiano (sarà tradotto? Magari era in URSS ed ora è una repubblica autonoma).
Senso dello stato e rispetto delle istituzioni assomigliano sempre più a racconti di un'altra era... geologica, non politica.
A questo generale sfacelo si è aggiunto un ulteriore problema, e cioè che l'equilibrio fra i vari poteri dello stato è assai più precario rispetto al passato: senza immunità parlamentare, giudiziario e legislativo/esecutivo sono perennemente l'un contro l'altro armati.
Ricordate com'è finì l'ultimo governo Prodi? E' curioso che Berlusconi non sia mai caduto (finora) per le mille inchieste su di lui, mentre il centrosinistra sia andato a casa per un'indagine su un suo ministro (guarda caso, della Giustizia, e scordiamoci per un attimo che si trattava di Mastella, poi riciclato nel PDL...).
Che significa tutto ciò?
In primo luogo, che, come detto, il rapporto fra i poteri dello stato è ben lungi dall'essere equilibrato: non so chi e quando ci sarà dopo Berlusconi , ciò che so è che il conflitto permarrà ancora a lungo, con grave danno per tutti.
E' quasi pleonastico affermare che la guerra istituzionale fra il premier e la magistratura non giova certamente a creare le basi per una riforma, assolutamente necessaria, della giustizia; per onor di cronaca e dovere di verità, giova ricordare che questa benedetta riforma non è mai stata realizzata nemmeno dai governi del centrosinistra che si sono succeduti negli anni (che, per inciso, avrebbero avuto anche la possibilità di risolvere il problema del famigerato conflitto di interessi di Berlusconi, senza mai far seguire i fatti alle parole: a predicare sono capaci tutti, ma quando si tratta di concretizzare sono dolori per tutti, specie a sinistra).
In secondo luogo, che è ora facile accusare Berlusconi di tutti i mali di questo paese, ma questo è davvero troppo semplice ed autogiustificatorio.
Il punto è che, in questi anni, le nostre coscienze sono state temporaneamente narcotizzate e, da buoni italiani, abbiamo accettato passivamente le storture di un sistema che ha affossato i principi di meritocrazia e responsabilità, celebrando il trionfo dell'apparire sull'essere: in fondo, i nostri interessi non erano messi a rischio, per cui non valeva la pena di intervenire.
Anch'io sento di non aver fatto abbastanza per impedire questa deriva e, nel mio piccolo, avverto la responsabilità di aver lasciato che il superamento delle ideologie novecentesche si trasformasse non solo in un continuo scontro fra blocchi politici, ma anche in un vero e proprio referendum su di una persona: da noi, infatti, più che di democrazia dell'alternanza è più opportuno parlare, mi si passi il neologismo, di democrazia dell'insultanza (frutto della crasi fra insulto e alternanza), dove una parte è il male e l'altra il bene, in un bicromatismo manicheo degno di miglior sorte.
Nonostante ciò, è ancora possibile invertire questa tendenza.
Gli italiani hanno risorse straordinarie, hanno la capacità di saper tirar fuori il meglio da loro stessi anche quando tutto sembra perduto ovvero irrimediabilmente compromesso, ma qualcuno deve assumersi l'onore, oggi ingrato, di ridestarli dal torpore in cui sono caduti.
Il tempo del risveglio è arrivato, nel 150° anniversario dell'unità di Italia dobbiamo riscoprire quei valori che hanno fatto di noi un grande popolo, pur con tutte le nostre contraddizioni ed i nostri difetti.
L'Italia è nata per unire ed è ora che gli italiani si dimostrino degni della loro nazione e di tutti i grandi che ne hanno fatto la storia attraverso i secoli, o davvero il futuro che ci si prospetta sarà peggiore di questo già  triste presente.

sabato 22 gennaio 2011

Morìa di negozi al quartiere Orologio, le responsabilità del Comune

Inoltrato dall'uff. stampa di FLI Reggio Emilia


"Il problema non è nuovo: da anni il piccolo commercio soffre la presenza dei grandi centri commerciali, sempre più esercizi sono costretti ad abbassare le serrande; quello che è accaduto nel quartiere Orologio è paradigmatico delle politiche adottate in questo senso dall'amministrazione comunale". Lo afferma il capogruppo provinciale di Futuro e Libertà, Tommaso Lombardini, che non risparmia critiche al Comune "colpevole di favorire in ogni modo i grandi centri commerciali a spese delle piccole realtà che tengono in vita la città e in particolare il suo centro storico". 

"Una politica - prosegue Lombardini - che trova la sua conferma nel Piano strutturale comunale in via di approvazione come ha giustamente denunciato la presidente provinciale di Confcommercio Donatella Prampolini. Sono al contrario di una gravità estrema le parole dell'assessore al Commercio Natalia Maramotti secondo la quale la decisione di chiudere i punti vendita dell''Orologio è solo ed esclusivamente delle imprese. Ricordiamo all'assessore, anche se siamo convinti che lo sappia benissimo, che quando ci sono politiche deliberate che mirano a colpire in ogni modo un sistema veramente concorrenziale, le piccole imprese soccombono. Non si può certo parlare di libera scelta". 

San Prospero e l'organo dimenticato

Reggio Emilia è una città decisamente strana: per citare un caro amico "sono riusciti a spostare il tempio di Abu Simbel e non si riesce a spostare il presepe di Beltrami..."
Ora, senza nulla togliere al presepe di Beltrami (che in effetti è caro a tutti i reggiani) ed alla querelle con don Ranza, mi limito ad osservare che, purtroppo, passano sotto silenzio fatti artisticamente e culturalmente ben più gravi.
Noi reggiani siamo perfettamente a conoscenza che la Basilica di San Prospero è un simbolo della nostra città, anche se, in generale, ne sottovalutiamo, o non teniamo in giusta considerazione, il valore artistico.
La basilica dedicata al santo patrono, infatti, contiene opere d'arte di grandissimo pregi: dagli affreschi dell'abside di Procaccini, al coro ligneo ed intarsiato dei De Venetiis, alle copie (ahimè, gli originali presero la via di Dresda all'epoca della celebre "vendita") del Boulanger della "Notte" del Correggio e della "Madonna in trono e Santi (La Madonna di San Matteo)" di Annibale Carracci, le pale d'altare del Tiarini e dell'originale campanile ottagonale - incompiuto - al cui progetto prese parte l'insigne Giulio Romano, oltre ad opere di Calvaert, Anselmi, Campi e tanti altri. Fra le tante bellezze della nostra piccola cattedrale, si deve necessariamente annoverare anche l'organo, maestoso ed elegante, realizzato fra la fine del 1609 e l'inizio del 1610 da Baldassarre Malamini e rifatto nel 1881 da Gian Battista De Lorenzi, considerato fra i più belli dell'intera Emilia Romagna, e proprio su questo meraviglioso strumento vorrei soffermarmi.
Nel 1992 venne restaurato ad opera di privati (la famiglia Spallanzani), e ridonato alla città nel suo splendore, sonoro e visivo.
Oggi, a seguito di lavori di ristrutturazione del tetto e del soffitto della basilica, molte delle sue canne sono ostruite o, a causa di infiltrazioni, piene d'acqua, il che non solo ne impedisce un pieno utilizzo per l'organizzazione di concerti, ma, soprattutto, ne mette a rischio l'integrità. Se si considera che anche il mantice richiederebbe una migliore manutenzione, possiamo dire di trovarci davanti ad uno scenario molto triste.
Come al solito, a fronte di una fugace comparsa del problema sui giornali a seguito della protesta dell'organista della basilica, la città non ha recepito il messaggio.'
La Curia, tramite i contributi CEI, quando ci sono le condizioni, può aiutare a reperire fondi pubblici e privati, e la parrocchia, in primis, è responsabile per gli interventi. Pubblicamente si è detto che vi è la volontà di intervenire, mi auguro che alle parole possano seguire i fatti.
Auspico, quindi, che il problema possa essere affrontato in tempi rapidi: San Prospero è un patrimonio dei reggiani, e la musica del suo organo deve continuare ad accompagnare i grandi e solenni momenti della nostra comunità.

giovedì 6 gennaio 2011

La Lega e le inutili polemiche sull'unità d'Italia

Dispiace che il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia sia utilizzato dalla Lega Nord per perorare strumentalmente la causa federalista.
Questo importante evento, al contrario, dovrebbe far riflettere sui motivi profondi del disagio crescente nel nostro paese: ritenere che il federalismo possa, da solo, risolvere i mali più antichi e radicati dell'Italia è pura illusione.
Senza una riforma fiscale degna di tal nome, politiche di rilancio dello sviluppo economico, sostegno reale alle imprese che producono in Italia e vendono all'estero e senza un patto generazionale, il federalismo rischia solo di posticipare l'inevitabile declino di una nazione che avrebbe, invece, le potenzialità per competere a livello mondiale con i principali paesi industrializzati.
Il federalismo, insomma, non può essere una medaglietta da appuntarsi al petto: potrebbe rappresentare una svolta per l'Italia, ma solo se accompagnato da un'autentica stagione di riforme che, fra una compravendita di parlamentari e l'altra, la traballante maggioranza governativa non sembra in grado di garantire.
Se l'Italia di oggi non è un paese unito, lo si deve, quasi esclusivamente, ad una classe politica inadeguata, più interessata alla propria sopravvivenza elettorale che ad un reale progetto di sviluppo nazionale.
Non mi riferisco, ovviamente, solo all'attuale classe dirigente, ma a quella che, negli ultimi 40 anni, ha dilapidato un patrimonio straordinario di risorse.
Sarebbe più saggio cercare elementi di unità anziché di divisione, ce ne sono già abbastanza (e quando non ci sono, qualcuno li crea ad arte per distrarre l'attenzione pubblica...) per aggiungerne altri.
Il problema è che la Lega ha un debito con il c.d. popolo del nord: sono anni che promette il federalismo ma questo non si è ancora palesato, ed ora deve passare all'incasso.
Permettetemi di non scandalizzarmi del tutto (anche perché in politica i voti si devono pur riconquistare, e questo vale per tutti i partiti), ma consentitemi di manifestare la mia preoccupazione per una riforma necessaria che viene utilizzata per tenere in vita il governo: il destino dell'Italia non passa solo dal federalismo, ma anche, come detto, da altre importanti riforme.
Peccato, infine, che il presidente di un'importante commissione parlamentare abbia degli impegni proprio in concomitanza dell'intervento del Presidente della Repubblica: ce ne faremo tranquillamente una ragione.
P.S.
Spero che gli amici del PDL, in un sussulto d'orgoglio nazionale e di dignità personale, dicano pubblicamente quello che confessano in privato sul loro impegnativo alleato e sulle sue posizioni antiunitarie...