Il risultato del Nuovo Polo per Castellarano è un ottimo punto di partenza per iniziare a costruire un centrodestra alternativo a quello rappresentato da PDL e Lega, sempre più in crisi a livello locale e nazionale.
La lista guidata da Ivonne Balzarelli ha posto basi importanti per il futuro: l'esperimento del Nuovo Polo procederà sul territorio, con punti di riferimento storici, come la stessa Balzarelli, e con volti nuovi, come quello di Angelo Giordano, giovane capolista in quota FLI, che ha conseguito oltre 100 preferenze, risultando il più votato dei candidati del Nuovo Polo. Il 6,5% e gli oltre 500 voti raccolti sono il premio di un grande lavoro di squadra, mentre desta perplessità il crollo di Lega e PDL. L'impressione è che l'unica a credere veramente nella vittoria fosse la sola Francesca Carlotti, che non ha trovato un appoggio adeguato da parte del suo stesso partito di riferimento.
Pesantissimo, per il centrodestra, il risultato di Casina, dove la lista PDL e Lega è scesa dagli oltre 1000 voti conseguiti nelle scorse regionali a poco più di 600: un crollo verticale che dovrebbe creare qualche imbarazzo al consigliere pidiellino Fabio Filippi, che riesce ad essere profeta in patria solo quando corre a preferenza per essere eletto in regione, salvo eclissarsi alle elezioni amministrative. Da un anticomunista come Filippi, ci saremmo aspettati una battaglia in prima persona per liberare il suo comune dai nipotini di Togliatti, ma evidentemente è più facile fare proclami da Bologna che da casa propria.
Curioso il risultato di Collagna, in quanto non si è ancora capito a chi debba essere ascritta la vittoria, oltre a Bargiacchi, ovviamente, che diventa sindaco del terzo comune della sua carriera (alla faccia del ricambio generazionale). La Lega sostiene che si tratti di una vittoria del PD, il PDL si compiace del risultato ottenuto dal consigliere Leprai e plaude all'affermazione di un progetto sponsorizzato, almeno in parte, proprio dal centrodestra, Bargiacchi ribadisce di essere semplicemente sospeso dal PD, ma di essere iscritto a tutti gli effetti al partito di Bersani. Si tratterebbe di un'inedita maggioranza rosso-azzurra, con buona pace degli anticomunisti militanti del PDL. Chissà che ne penserebbe Berlusconi...
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giovedì 19 maggio 2011
martedì 5 ottobre 2010
Nasce FLI, la vera sfida futurista
Ex abrubto: perché avete sciolto AN per entrare nel PDL se dopo nemmeno due anni mollate tutto e fate un partito nuovo?
Questa è una delle domande che mi sento porre più spesso, da amici che hanno militato con me tanti anni in AN e da altre persone che seguono, più o meno attentamente, la politica.
Il motivo, in realtà, è semplicissimo.
Realizziamo oggi quello che il PDL non ha voluto - o potuto - essere.
Realizziamo oggi qualcosa di nuovo rispetto non solo ad AN, ma alla politica italiana.
Con Futuro e Libertà nasce una nuova forza politica, autenticamente liberale, moderna, capace di declinare in chiave presente e futura i valori fondanti della nostra società.
Le parole d'ordine, se perdono il significato che le sottende, non sono altro che meri esercizi di stile, diventano l'inutile, ed a volte patetico, tentativo di fabbricarsi un'identità di comodo perché non si è in grado, o non si ha il coraggio, di accettare e governare il cambiamento che ci circonda.
Perché aumenta l'astensionismo? Perché i giovani se ne fregano della politica? Perché i cittadini rinunciano, di fatto, ad interessarsi della cosa pubblica, e cioè, in fin dei conti, della stessa società nella quale vivono?
Perché la politica non si cura più degli interessi della gente.
Solo per quello, in verità.
Gli scandali, il "magna magna", le villanie... esistono da quando esiste la politica, basta andare a leggere cosa accadeva in Grecia 2500 anni fa e si rimarrebbe esterrefatti... Vogliamo rimanere in tempi recenti? Leggete Guareschi (lui si che era un anticomunista vero, ed allora i comunisti c'erano sul serio, non come qualcuno che vorrebbe resuscitare lo spettro del comunismo per farsi più forte nella sua personalissima e presunta battaglia di libertà) e scoprirete che, dossier più, dossier meno, le cose non erano molto diverse sessant'anni fa.
Certo, oggi c'è internet che permette di sapere tutto di chiunque in tempo praticamente reale, ma il web ha anche un'altra e più importante funzione: fa correre veloci le idee, non solo le polemiche.
Il problema è che una volta, fra uno scandalo e l'altro (altro che casa di Montecarlo, nell'Italia bigotta e perbenista degli anni '50 e '60 si costruivano teoremi ben peggiori...), qualcuno, senza dire "ghe pensi mi", tentava di occuparsi del bene pubblico.
Lungi da me fare l'avvocato difensore della politica, ma un paese ha anche bisogno di una classe dirigente, e quella non si può pensare di trovarla esclusivamente nei CDA delle società...
Ed allora ci vogliono persone che abbiano a cuore l'interesse nazionale, che sappiano capire ed interpretare il presente in ottica futura, che comprendano che i tempi della politica, oggi, sono molto più veloci, ma che, non per questo, si debba azzerare o annullare il confronto.
In caso contrario, basta delegare tutto ad un amministratore.
All'amministratore delegato.
Di un consiglio di amministrazione.
Per l'appunto.
Ma questa non è più politica, è qualcosa che non saprei nemmeno definire.
Ecco, Futuro e Libertà nasce proprio per questo, per misurarsi con le sfide del presente, per interpretarle, per sognare e costruire l'Italia del domani, dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Occorre una visione di nazione, slegata dal singolo sondaggio, ma figlia di valori certi.
Rimettiamo i giovani, l'innovazione, il merito, l'impresa, i doveri e le responsabilità dei singoli al centro della nostra sfida, e riconquisteremo il futuro.
Questa è una delle domande che mi sento porre più spesso, da amici che hanno militato con me tanti anni in AN e da altre persone che seguono, più o meno attentamente, la politica.
Il motivo, in realtà, è semplicissimo.
Realizziamo oggi quello che il PDL non ha voluto - o potuto - essere.
Realizziamo oggi qualcosa di nuovo rispetto non solo ad AN, ma alla politica italiana.
Con Futuro e Libertà nasce una nuova forza politica, autenticamente liberale, moderna, capace di declinare in chiave presente e futura i valori fondanti della nostra società.
Le parole d'ordine, se perdono il significato che le sottende, non sono altro che meri esercizi di stile, diventano l'inutile, ed a volte patetico, tentativo di fabbricarsi un'identità di comodo perché non si è in grado, o non si ha il coraggio, di accettare e governare il cambiamento che ci circonda.
Perché aumenta l'astensionismo? Perché i giovani se ne fregano della politica? Perché i cittadini rinunciano, di fatto, ad interessarsi della cosa pubblica, e cioè, in fin dei conti, della stessa società nella quale vivono?
Perché la politica non si cura più degli interessi della gente.
Solo per quello, in verità.
Gli scandali, il "magna magna", le villanie... esistono da quando esiste la politica, basta andare a leggere cosa accadeva in Grecia 2500 anni fa e si rimarrebbe esterrefatti... Vogliamo rimanere in tempi recenti? Leggete Guareschi (lui si che era un anticomunista vero, ed allora i comunisti c'erano sul serio, non come qualcuno che vorrebbe resuscitare lo spettro del comunismo per farsi più forte nella sua personalissima e presunta battaglia di libertà) e scoprirete che, dossier più, dossier meno, le cose non erano molto diverse sessant'anni fa.
Certo, oggi c'è internet che permette di sapere tutto di chiunque in tempo praticamente reale, ma il web ha anche un'altra e più importante funzione: fa correre veloci le idee, non solo le polemiche.
Il problema è che una volta, fra uno scandalo e l'altro (altro che casa di Montecarlo, nell'Italia bigotta e perbenista degli anni '50 e '60 si costruivano teoremi ben peggiori...), qualcuno, senza dire "ghe pensi mi", tentava di occuparsi del bene pubblico.
Lungi da me fare l'avvocato difensore della politica, ma un paese ha anche bisogno di una classe dirigente, e quella non si può pensare di trovarla esclusivamente nei CDA delle società...
Ed allora ci vogliono persone che abbiano a cuore l'interesse nazionale, che sappiano capire ed interpretare il presente in ottica futura, che comprendano che i tempi della politica, oggi, sono molto più veloci, ma che, non per questo, si debba azzerare o annullare il confronto.
In caso contrario, basta delegare tutto ad un amministratore.
All'amministratore delegato.
Di un consiglio di amministrazione.
Per l'appunto.
Ma questa non è più politica, è qualcosa che non saprei nemmeno definire.
Ecco, Futuro e Libertà nasce proprio per questo, per misurarsi con le sfide del presente, per interpretarle, per sognare e costruire l'Italia del domani, dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Occorre una visione di nazione, slegata dal singolo sondaggio, ma figlia di valori certi.
Rimettiamo i giovani, l'innovazione, il merito, l'impresa, i doveri e le responsabilità dei singoli al centro della nostra sfida, e riconquisteremo il futuro.
lunedì 20 settembre 2010
Terza gamba
Mi scuseranno i lettori più sensibili, ma il dibattito sulla terza gamba è abbastanza... inquietante...!
Siamo sul baratro dei doppi sensi più beceri, manco fossimo in uno di quei mitici film di Alvaro Vitali...
Ma vi pare? Sentite un po':
"La maggioranza si regge anche sulla terza gamba"
""La terza gamba è inutile per camminare, anzi, potrebbe creare intralcio" (questa l'ha detta Calderoli, il doppio senso non è cercato, ma è comunque geniale)
"Il riconoscimento della terza gamba rafforza la maggioranza"
"Ben venga la terza gamba"
Più che una maggioranza di governo - che pure esiste, discussione sugli arti in eccesso a parte - sembra di parlare della dea Kalì.
Ora speriamo di passare dall'ortopedia alla politica, l'Italia ne sarebbe grata.
Siamo sul baratro dei doppi sensi più beceri, manco fossimo in uno di quei mitici film di Alvaro Vitali...
Ma vi pare? Sentite un po':
"La maggioranza si regge anche sulla terza gamba"
""La terza gamba è inutile per camminare, anzi, potrebbe creare intralcio" (questa l'ha detta Calderoli, il doppio senso non è cercato, ma è comunque geniale)
"Il riconoscimento della terza gamba rafforza la maggioranza"
"Ben venga la terza gamba"
Più che una maggioranza di governo - che pure esiste, discussione sugli arti in eccesso a parte - sembra di parlare della dea Kalì.
Ora speriamo di passare dall'ortopedia alla politica, l'Italia ne sarebbe grata.
giovedì 9 settembre 2010
Perché ho scelto Futuro e Libertà per l'Italia
Mi ero ripromesso di non parlare troppo di politica, ma gli eventi recenti me lo impongono.
Molti hanno apprezzato la mia scelta di dimettermi da vice coordinatore provinciale del PDL all'indomani di Mirabello, dicendomi che, pur non condividendo la strada che ho deciso di intraprendere, stavo facendo la cosa giusta, lasciando un incarico in un partito del quale, de facto, non facevo più parte.
Non era una scelta dovuta, come qualcuno, porco argutamente ma maliziosamente, ha fatto notare. Altri, nella mia stessa posizione, non hanno fatto altrettanto, anche se ora Italo Bocchino ha dichiarato che tutti gli aderenti a FLI dovranno lasciare i loro incarichi nel PDL. Mentre tornavamo da Mirabello, ho parlato con i ragazzi che avevano incarichi nel PDL reggiano, ed ho chiesto loro di rassegnare, unitamente a me, le loro dimissioni da quegli stessi incarichi. Non c'è stato nemmeno bisogno di discutere, abbiamo condiviso fin da subito questa impostazione. Ho anticipato i tempi, e ne sono orgoglioso!
Fatta questa premessa, veniamo al sodo.
Perché Futuro e Libertà?
Perché credo che, finalmente, la destra politica italiana abbia compituo il passo decisivo verso l'Europa.
Alleanaza Nazionale è stata una incompiuta, e nemmeno troppo splendida: AN, per come era stata pensata, doveva essere quello che il PDL ha provato ad essere, e cioè il partito degli Italiani (non in senso razziale, ovviamente, ma nell'interpretazione sarkoyziana e cioè che è italiano chi ama l'Italia), un grande partito nazionale, liberale, conservatore, europeo.
Con la nascita di Forza Italia sul finire del 1993, il percorso di AN si arrestò, avendo Berlusconi intercettato una buona parte di quegli elettori che avrebbero potuto appoggiare la costituenda formazione politica di Fini, già da tempo teorizzata da Pinuccio Tatarella.
AN, quindi, si fermò in mezzo ad un guado, non riuscendo a fare l'ultimo e decisivo passo verso una destra moderna ed europea. Fu un peccato, soprattutto perché, in mezzo al guado, si fermò anche parte dell'innovazione politica: si declinavano i valori di sempre, ma non si riusciva, letteralmente, a lanciare il cuore oltre l'ostacolo ed, in particolar modo, non si riusciva ad attualizzare alla realtà, soprattutto a quella futura, il nostro schema di riferimento ideale/valoriale.
Si parlava di immigrazione solo con riferimento alla sicurezza, senza elaborare politiche di più ampio respiro, che prevedessero l'integrazione come fine ultimo. Le parole "respingimento" ed "integrazione" sembravano segnate da un'inevitabile dicotomia, e, così facendo, abbiamo perso l'opportunità di iniziare a pensare l'Italia multirazziale del futuro, illudendoci che l'immigrazione potesse essere fermata. Il nostro errore principale è stato quello di soffermarci sul presente, non riuscendo a comprendere - o non volendo - che se era, ed è tuttora, giustissimo essere inflessibili con chi delinque, avremmo perso, senza nemmeno combatterla, la sfida del futuro, tutta fondata intorno all'integrazione.
Sui temi etici, invece, si era persa di vista la tradizionale visione laica - e non laicista - dello Stato: a prescindere da come la si pensi sui singoli temi (aborto, eutanasia, fecondazione assistita etc.), non è pensabile che lo Stato dica cosa sia giusto o cosa non lo sia. L'Italia non è una repubblica confessionale, ma, vale la pena ribadirlo, uno stato laico, che deve il massimo rispetto alla Chiesa, ma che da essa deve tenersi distinto. Un esempio valga per tutti: sono stato, sono, e sarò sempre contrario all'aborto, ma riterrei un'aberrazione che lo Stato lo rimettesse, come alcuni vorrebberro, fuori legge. Lo Stato, come già accade con la Legge 194 (che, si dica per inciso, andrebbe meglio applicata, ma questo è un altro discorso), disciplina questa dolorosissima materia, e, giustamente, non c'è altro che possa fare. I conti li dobbiamo fare con la nostra coscienza, non è lo Stato che deve sostituirsi ad essa.
Ma c'è un aspetto che, più di altri, Futuro e Libertà riesce a cogliere, e che AN ha solo sfiorato.
Gianfranco Fini, nel corso del congresso di scioglimento di AN, disse che il PDL non sarebbe stato un partito di destra, ma qualcosa di completamente nuovo. Superati gli svenimenti in sala, mio compreso, abbiamo iniziato a ragionare su quella frase, che apriva scenari fino ad allora inediti.
Tramontata l'era delle ideologie, era finalmente giunto il momento di iniziare il tempo delle idee e dei valori, slegati dalla ottocentesca/novecentesca visione destra versus sinistra, nella quale erano relegati.
Non era più il tempo, per dirla alla Jannacci, di Destra-Sinistra, ma si apriva (si sarebbe dovuta aprire) una nuova era.
Il PDL, in buona sostanza, sarebbe dovuto diventare il primo partito post ideologico, e divenire l'archetipo del partito di inizio XXI secolo.
Sfortunatamente per il PDL, e per l'Italia, questa visione dinamica, propulsiva, innovativa di partito, si è incartata su mille problemi, di cui solo pochissimi erano di natura politica. Il resto è storia recente.
Futuro e Libertà, invece, cerca di rompere quegli schemi, quegli steccati ideologici sui quali molti partiti hanno costruito le loro fortune: FLI cerca di cogliere lo spirito più profondo e vero che aveva portato alla creazione del PDL, lanciando una sfida a tutti coloro che hanno il coraggio di immaginare il futuro e che, quotidianamente, cercano di realizzarlo.
Ci sono tante altre ragioni che mi hanno spinto ad abbracciare il progetto di Fini, ma su quelle tornerò nei prossimi giorni, con singole e più dettagliate spiegazioni, sperando, almeno per ora, di aver fatto un po' di chiarezza.
Alleanaza Nazionale è stata una incompiuta, e nemmeno troppo splendida: AN, per come era stata pensata, doveva essere quello che il PDL ha provato ad essere, e cioè il partito degli Italiani (non in senso razziale, ovviamente, ma nell'interpretazione sarkoyziana e cioè che è italiano chi ama l'Italia), un grande partito nazionale, liberale, conservatore, europeo.
Con la nascita di Forza Italia sul finire del 1993, il percorso di AN si arrestò, avendo Berlusconi intercettato una buona parte di quegli elettori che avrebbero potuto appoggiare la costituenda formazione politica di Fini, già da tempo teorizzata da Pinuccio Tatarella.
AN, quindi, si fermò in mezzo ad un guado, non riuscendo a fare l'ultimo e decisivo passo verso una destra moderna ed europea. Fu un peccato, soprattutto perché, in mezzo al guado, si fermò anche parte dell'innovazione politica: si declinavano i valori di sempre, ma non si riusciva, letteralmente, a lanciare il cuore oltre l'ostacolo ed, in particolar modo, non si riusciva ad attualizzare alla realtà, soprattutto a quella futura, il nostro schema di riferimento ideale/valoriale.
Si parlava di immigrazione solo con riferimento alla sicurezza, senza elaborare politiche di più ampio respiro, che prevedessero l'integrazione come fine ultimo. Le parole "respingimento" ed "integrazione" sembravano segnate da un'inevitabile dicotomia, e, così facendo, abbiamo perso l'opportunità di iniziare a pensare l'Italia multirazziale del futuro, illudendoci che l'immigrazione potesse essere fermata. Il nostro errore principale è stato quello di soffermarci sul presente, non riuscendo a comprendere - o non volendo - che se era, ed è tuttora, giustissimo essere inflessibili con chi delinque, avremmo perso, senza nemmeno combatterla, la sfida del futuro, tutta fondata intorno all'integrazione.
Sui temi etici, invece, si era persa di vista la tradizionale visione laica - e non laicista - dello Stato: a prescindere da come la si pensi sui singoli temi (aborto, eutanasia, fecondazione assistita etc.), non è pensabile che lo Stato dica cosa sia giusto o cosa non lo sia. L'Italia non è una repubblica confessionale, ma, vale la pena ribadirlo, uno stato laico, che deve il massimo rispetto alla Chiesa, ma che da essa deve tenersi distinto. Un esempio valga per tutti: sono stato, sono, e sarò sempre contrario all'aborto, ma riterrei un'aberrazione che lo Stato lo rimettesse, come alcuni vorrebberro, fuori legge. Lo Stato, come già accade con la Legge 194 (che, si dica per inciso, andrebbe meglio applicata, ma questo è un altro discorso), disciplina questa dolorosissima materia, e, giustamente, non c'è altro che possa fare. I conti li dobbiamo fare con la nostra coscienza, non è lo Stato che deve sostituirsi ad essa.
Ma c'è un aspetto che, più di altri, Futuro e Libertà riesce a cogliere, e che AN ha solo sfiorato.
Gianfranco Fini, nel corso del congresso di scioglimento di AN, disse che il PDL non sarebbe stato un partito di destra, ma qualcosa di completamente nuovo. Superati gli svenimenti in sala, mio compreso, abbiamo iniziato a ragionare su quella frase, che apriva scenari fino ad allora inediti.
Tramontata l'era delle ideologie, era finalmente giunto il momento di iniziare il tempo delle idee e dei valori, slegati dalla ottocentesca/novecentesca visione destra versus sinistra, nella quale erano relegati.
Non era più il tempo, per dirla alla Jannacci, di Destra-Sinistra, ma si apriva (si sarebbe dovuta aprire) una nuova era.
Il PDL, in buona sostanza, sarebbe dovuto diventare il primo partito post ideologico, e divenire l'archetipo del partito di inizio XXI secolo.
Sfortunatamente per il PDL, e per l'Italia, questa visione dinamica, propulsiva, innovativa di partito, si è incartata su mille problemi, di cui solo pochissimi erano di natura politica. Il resto è storia recente.
Futuro e Libertà, invece, cerca di rompere quegli schemi, quegli steccati ideologici sui quali molti partiti hanno costruito le loro fortune: FLI cerca di cogliere lo spirito più profondo e vero che aveva portato alla creazione del PDL, lanciando una sfida a tutti coloro che hanno il coraggio di immaginare il futuro e che, quotidianamente, cercano di realizzarlo.
Ci sono tante altre ragioni che mi hanno spinto ad abbracciare il progetto di Fini, ma su quelle tornerò nei prossimi giorni, con singole e più dettagliate spiegazioni, sperando, almeno per ora, di aver fatto un po' di chiarezza.
martedì 7 settembre 2010
Mirabello vista da Luca Telese
Questo pezzo di Luca Telese rende perfettamente l'idea di cosa abbia significato Mirabello. Buona lettura!
Il sincretismo dei finiani
Il sincretismo dei finiani
lunedì 6 settembre 2010
Discorso integrale Fini a Mirabello
Per chi volesse vederlo, lascio il link dell'intervento integrale di Fini a Mirabello (Fini a Mirabello, video integrale); per chi preferisse leggerlo, suggerisco quest'altro link (testo intervento Fini).
Buon approfondimento!
Buon approfondimento!
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