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sabato 15 ottobre 2011

Berlusconi al capolinea

Dall'ufficio stampa di FLI Reggio Emilia. "Ogni giorno in più di Berlusconi al Governo rappresenta un danno irreparabile per l'Italia". Questo il duro commento del coordinatore provinciale di FLI, Tommaso Lombardini, in seguito all'ultimo voto di fiducia ottenuto dal governo Berlusconi. "Visto che Berlusconi non vuole arrendersi all'evidenza, mi auguravo che il segretario del PDL potesse riportarlo a più miti consigli, invece Alfano, nella miglior tradizione cortigiana, non ha mosso un dito in questo senso ed, anzi, ha ribadito l'insostituibilità del premier." Lombardini è deluso da Alfano: "Avrebbe le credenziali per guidare un rinnovamento nel PDL, ma non riesce ad elaborare il concetto che un "no" detto a Silvio Berlusconi non rappresenta alto tradimento". Futuro e libertà, ormai da mesi, aveva messo in guardia la maggioranza, sempre più esigua, di governo: "Se Berlusconi ci avesse ascoltato, oggi l'Italia non sarebbe appesa ai mutevoli umori della Lega, dei responsabili, e di tutti quei parlamentari che, per garantire un solo voto, possono tenere in ostaggio un intero esecutivo". Secondo Lombardini, non può essere credibile nella guida del paese chiedendo nuovi sacrifici chi, fino ad un anno fa, negava l'esistenza stessa della crisi: "Per Berlusconi la crisi esisteva solo nei giornali di sinistra, e comunque era già stata superata: oggi le imprese ed i cittadini chiedono risposte dalla politica, ma in parlamento si discute di intercettazioni e di processo lungo (o breve, a seconda delle necessità)". Secondo Lombardini l'unica strada per uscire dall'impasse è quella delle dimissioni di Berlusconi e del voto in tempi rapidi: "Solo nuove elezioni, magari con un diverso sistema elettorale, possono smuovere questa situazione stagnante".

giovedì 19 maggio 2011

Approvata la mozione del FLI sull'eliminazione delle tubature in amianto

L'approvazione dell'ordine del giorno del FLI sulla progressiva eliminazione delle tubature in cemento amianto è un ottimo segnale per la comunità reggiana.
In questo modo, la provincia ha messo nero su bianco l'impegno concreto di vigilare ed incentivare le procedure di rimozione delle suddette tubature, a garanzia della salute pubblica.
Registro con soddisfazione che il mio documento è stato sottoscritto da tutti i gruppi consiliari, ad eccezione di quello di Rifondazione Comunista, che ha preferito utilizzare un importante momento di unità di intenti per pubblicizzare la propria posizione sull'imminente referendum sull'acqua pubblica.
Un peccato, perché un voto all'unanimità avrebbe dato ancora più sostanza ad una battaglia di civiltà.
Non male per un partito fantasma!

Ecco il testo dell'ordine del giorno:

ORDINE DEL GIORNO
Il Consiglio provinciale di Reggio Emilia
considerato
che da anni è nota l'estrema pericolosità delle fibre e delle polveri d'amianto;
che, fino agli inzi degli anni '90, le tubature dell'acqua sono state realizzate prevalentemnte in cemento/amianto;
che la norma di riferimento per l´amianto, DM 14.5.96 all'Allegato 3, pur rimandando a quanto riferito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), cioè che "non esiste alcuna prova seria che l'ingestione di amianto sia pericolosa per la salute, non è stato ritenuto utile, pertanto, stabilire un valore guida fondato su considerazioni di natura sanitaria, per la presenza di questa sostanza nell´acqua potabile", pone l´attenzione sul possibile rilascio di fibre da tubazioni o serbatoi in C/A, soprattutto in relazione alla aggressività delle acque (parametro quest´ultimo già considerato nella precedente circolare ministeriale n. 42 del 1986);
che il citato DM citato richiama l´attenzione delle competenti amministrazioni ad un controllo dello stato di conservazione delle reti nonché ad una rapida e progressiva sostituzione di tubazioni e serbatoi in C/A (si veda, a proposito, anche il sito dell'Arpa della regione Emilia Romagna: http://www.arpa.emr.it/pubblicazioni/amianto/generale_1337.asp);
che, in data 7.3.2011, il consiglio comunale di Reggio Emilia ha approvato, all'unanimità, una mozione avente ad oggetto la verifica di presenza di amianto nelle acque potabili ed il conseguente impegno, a partire dal 2012 e con un piano pluriennale, alla sostituzione di tutte le condutture dell’acqua domestica, costruite in cemento amianto, presenti nel comune di Reggio;
ritenuto
necessario che su una questione così delicata vi sia, da parte delle amministrazioni pubbliche e di IREN, gestore della rete idrica, una chiarezza assoluta,
tutto ciò premesso,
impegna la Giunta
ad attivarsi nei confronti delle amministrazioni comunali reggiane, affinché, tramite IREN, eseguano un monitoraggio delle proprie reti idriche, verificando la presenza di amianto nelle acque potabili e, conformemente a quanto già previsto per il comune capolugo, istituiscano un piano pluriennale finalizzato alla sostituzione di tutte le condutture dell'acqua domestica, costruite in C/A, presenti sul loro territorio.

Reggio Emilia, lì 9.3.2011

Tommaso Lombardini
Futuro e libertà per l'Italia

Replica a Fabio Filippi

La piccata replica di Fabio Filippi mi porta a pensare di aver toccato molti nervi scoperti del consigliere azzurro.
Spieghi piuttosto Filippi perché a Collagna il PDL ha appoggiato un candidato sindaco iscritto al PD.
Spieghi Filippi perché il segretario della Lega Nord dice che Collagna è andata al Partito Democratico.
Spieghi Filippi perché il suo alleato principale, la Lega Nord, tramite Angelo Alessandri ha definito il PDL "un peso morto".
Spieghi Filippi perché a Castellarano il PDL e la Lega hanno ottenuto poco più della metà dei voti conseguiti un anno fa alle elezioni regionali.
Spieghi Filippi perché a Casina il PDL scompare ogni volta che si presenta alle elezioni amministrative.
Spieghi Filippi perché, mentre cala il consenso del suo partito, le sue preferenze aumentano in modo inversamente proporzionale.
Sappia l'Ingegner Filippi che io siedo in consiglio provinciale per quelle famose quote stabilite al momento della fusione di AN e di Forza Italia, per cui il mio posto lo devo ad AN, e cioè a Fini, non alla grazia divina.
Sappia l'ingegnere Filippi che, fin tanto che ho fatto parte del PDL, ho curato gli interessi esclusivi del partito, anteponendoli sempre a quelli personali.
Sappia l'ingegnere Filippi che il sottoscritto con la sinistra si è sempre confrontato e battuto, con durezza e con lealtà, rischiando anche fisicamente nelle piazze, ma sempre nel rispetto dell'avversario, senza mai scendere a compromessi.
Sappia l'ingegnere Filippi che io non do lezioni di anticomunismo, semmai è proprio lui a volersi ergere paladino di un antivalore, salvo poi non combattere proprio in casa sua, come è avvenuto a Casina.
Sappia l'ingegnere Filippi che a Castellarano il FLI è stato determinante per il conseguimento di un buon risultato, il suo candidato è stato il più votato con oltre 100 preferenze su 539 voti (e qui non era possibile il voto disgiunto...) e se non siamo entrati in consiglio comunale lo si deve ad una manciata di voti (31, per la precisione).
Caro Filippi, lei può offendere fin che vuole, ha ben imparato dal suo capo a non distinguere la critica politica da quella personale: io mi limito a fare considerazioni di carattere generale, lei preferisce l'insulto e la derisione.
Ad ognuno il suo stile.

Elezioni 2011

Il risultato del Nuovo Polo per Castellarano è un ottimo punto di partenza per iniziare a costruire un centrodestra alternativo a quello rappresentato da PDL e Lega, sempre più in crisi a livello locale e nazionale.
La lista guidata da Ivonne Balzarelli ha posto basi importanti per il futuro: l'esperimento del Nuovo Polo procederà sul territorio, con punti di riferimento storici, come la stessa Balzarelli, e con volti nuovi, come quello di Angelo Giordano, giovane capolista in quota FLI, che ha conseguito oltre 100 preferenze, risultando il più votato dei candidati del Nuovo Polo. Il 6,5% e gli oltre 500 voti raccolti sono il premio di un grande lavoro di squadra, mentre desta perplessità il crollo di Lega e PDL. L'impressione è che l'unica a credere veramente nella vittoria fosse la sola Francesca Carlotti, che non ha trovato un appoggio adeguato da parte del suo stesso partito di riferimento.

Pesantissimo, per il centrodestra, il risultato di Casina, dove la lista PDL e Lega è scesa dagli oltre 1000 voti conseguiti nelle scorse regionali a poco più di 600: un crollo verticale che dovrebbe creare qualche imbarazzo al consigliere pidiellino Fabio Filippi, che riesce ad essere profeta in patria solo quando corre a preferenza per essere eletto in regione, salvo eclissarsi alle elezioni amministrative. Da un anticomunista come Filippi, ci saremmo aspettati una battaglia in prima persona per liberare il suo comune dai nipotini di Togliatti, ma evidentemente è più facile fare proclami da Bologna che da casa propria.

Curioso il risultato di Collagna, in quanto non si è ancora capito a chi debba essere ascritta la vittoria, oltre a Bargiacchi, ovviamente, che diventa sindaco del terzo comune della sua carriera (alla faccia del ricambio generazionale). La Lega sostiene che si tratti di una vittoria del PD, il PDL si compiace del risultato ottenuto dal consigliere Leprai e plaude all'affermazione di un progetto sponsorizzato, almeno in parte, proprio dal centrodestra, Bargiacchi ribadisce di essere semplicemente sospeso dal PD, ma di essere iscritto a tutti gli effetti al partito di Bersani. Si tratterebbe di un'inedita maggioranza rosso-azzurra, con buona pace degli anticomunisti militanti del PDL. Chissà che ne penserebbe Berlusconi...

sabato 22 gennaio 2011

Morìa di negozi al quartiere Orologio, le responsabilità del Comune

Inoltrato dall'uff. stampa di FLI Reggio Emilia


"Il problema non è nuovo: da anni il piccolo commercio soffre la presenza dei grandi centri commerciali, sempre più esercizi sono costretti ad abbassare le serrande; quello che è accaduto nel quartiere Orologio è paradigmatico delle politiche adottate in questo senso dall'amministrazione comunale". Lo afferma il capogruppo provinciale di Futuro e Libertà, Tommaso Lombardini, che non risparmia critiche al Comune "colpevole di favorire in ogni modo i grandi centri commerciali a spese delle piccole realtà che tengono in vita la città e in particolare il suo centro storico". 

"Una politica - prosegue Lombardini - che trova la sua conferma nel Piano strutturale comunale in via di approvazione come ha giustamente denunciato la presidente provinciale di Confcommercio Donatella Prampolini. Sono al contrario di una gravità estrema le parole dell'assessore al Commercio Natalia Maramotti secondo la quale la decisione di chiudere i punti vendita dell''Orologio è solo ed esclusivamente delle imprese. Ricordiamo all'assessore, anche se siamo convinti che lo sappia benissimo, che quando ci sono politiche deliberate che mirano a colpire in ogni modo un sistema veramente concorrenziale, le piccole imprese soccombono. Non si può certo parlare di libera scelta". 

mercoledì 15 dicembre 2010

Cambiare, ancora più convintamente

Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perché acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell’uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch’abbia paura di morir con noi“.
William Shakespeare (Enrico V)

mercoledì 10 novembre 2010

Fra falchi e colombe, scelgo la politica

La prima convention di Futuro e Libertà ha segnato un momento fondamentale per la politica italiana, per certi versi addirittura storico.
Per 17 anni, la vita politica è stata bloccata in un, a volte stucchevole, referendum sulla persona di Silvio Berlusconi, e già questa rappresenta un'anomalia nella anomalia. La contestazione, infatti, non riguardava le idee o le proposte di Berlusconi e della sua coalizione, ma era rivolta all'uomo Berlusconi, all'imprenditore Berlusconi, al presidente del consiglio Berlusconi, al leader dell'opposizione Berlusconi.
Molti si battevano e si stracciavano le vesti per le leggi ad personam, concentrando l'attenzione della nazione su problemi assolutamente secondari rispetto a quelli reali dei cittadini.
Non bisogna colpevolizzare il presidente del consiglio oltre quelle che sono le sue (tante) responsabilità: se i problemi dei giovani, dell'occupazione, del mondo del lavoro, dell'ambiente, dell'innovazione etc. sono passati in secondo piano così a lungo, è stato anche perché l'attuale opposizione ha sempre strumentalmente preferito attaccare Berlusconi per i suoi limiti più palesi, ma meno dannosi per la comunità, anziché inchiodarlo alla mancata realizzazione di quelle riforme tanto invocate e promesse e mai attuate.
Questo gioco al massacro non ha fatto altro che dividere e lacerare un paese che, invece, avrebbe avuto un disperato bisogno di recuperare un sentimento nazionale e, perché no?, patriotico per uscire dalle secche in cui si era arenato dopo tangentopoli.
Da confronto di idee a confronto di personalità: la sinistra non aveva nessuna speranza di battere Berlusconi sul suo terreno, ed infatti, cercando di imitarne il modello, probabilmente anche in modo inconsapevole, ha finito per copiarne i vizi  ma non i pregi, che pure esistevano.
In questo scenario, era maturata, nel centrodestra, una concezione quasi mistica di Silvio Berlusconi: non solo il leader era sempre e comunque lui - bisogna ammettere che questo riconoscimento se lo era meritato sul campo, pur non giocando ad armi pari con i suoi colleghi, ma questo ragionamento meriterebbe una più ampia ed approfondita discussione - ma non era nemmeno pensabile che potesse esistere alcuna forma di contestazione al suo operato.
Più che di cesarismo, in effetti, ci si avvicinava ad una sorta di dogmatismo pagano, in cui la parola e le azioni di Berlusconi erano sempre vere e giuste a prescindere, senza se e senza ma. Insomma, dopo "il duce ha sempre ragione", si era arrivati all'assioma "il presidente (scontato e sottinteso che il presidente in questione fosse B.) ha sempre ragione", con il corollario solo apparentemente pleonastico "e chi lo contraddice ha sempre torto e, nei casi peggiori, è pure un comunista". Alla faccia del pensiero liberale!
Ciò che sembrava davvero impossibile era mettere in discussione il premier.
E' vero che i vari sistemi elettorali che si sono succeduti hanno creato un semipresidenzialismo de facto, anche se non recepito in Costituzione, ma da qui all'intangibilità del presidente del consiglio il passo è lungo.
Ecco, Gianfranco Fini, forse con ritardo, forse in modo molto pesante, ma certamente senza ipocrisia, ha fatto una cosa del tutto normale: ha detto che le cose, così come si trovavano, non potevano più andare avanti.
Il presidente della Camera è stato certamente più onesto di tanti personaggi orbitanti intorno a Berlusconi, che dietro un servilismo estremo, celavano il segreto e ben celato desiderio di prendere il potere, non il posto, del capo, appena questi fosse venuto meno (politicamente parlando).
Queste persone hanno fatto molto peggio al PDL ed a Berlusconi, e conseguentemente all'Italia, di qualunque affermazione di Fini.
La politica, se non mette in discussione i suoi attori, rischia davvero di diventare una rappresentazione dell'effimero, una recita con personaggi che tutto vogliono fare tranne che cercarsi un autore, preferendo scegliersi un padrone.
Fini ha solo ricordato, a Berlusconi ed all'Italia, che nessuno è perfetto, che tutti possiamo essere messi in discussione e che l'interesse comune viene prima dell'affermazione personale.
Per questo, oggi, non mi voglio interessare di ornitologia, credo che il ritorno alla politica sia molto più importante: se davvero Berlusconi vorrà sopravvivere a se stesso e riproporsi alla guida della nazione, non dovrà farsi guidare dal suo enorme ego, ma dovrà scegliere la dialettica ed il confronto, cioè gli strumenti che permettono di trasformare la politica politicante in qualcosa di più grande ed importante, per tutti noi e per la nostra Italia. 

Sottoscrivi anche tu il manifesto di Futuro e libertà per l'Italia!

A questo link è possibile sottoscrivere il manifesto di Futuro e Libertà per l'Italia!

http://www.futuroelibertaxlitalia.it/il-manifesto/

martedì 5 ottobre 2010

Nasce FLI, la vera sfida futurista

Ex abrubto: perché avete sciolto AN per entrare nel PDL se dopo nemmeno due anni mollate tutto e fate un partito nuovo?
Questa è una delle domande che mi sento porre più spesso, da amici che hanno militato con me tanti anni in AN e da altre persone che seguono, più o meno attentamente, la politica.
Il motivo, in realtà, è semplicissimo.
Realizziamo oggi quello che il PDL non ha voluto - o potuto - essere.
Realizziamo oggi qualcosa di nuovo rispetto non solo ad AN, ma alla politica italiana.
Con Futuro e Libertà nasce una nuova forza politica, autenticamente liberale, moderna, capace di declinare in chiave presente e futura i valori fondanti della nostra società.
Le parole d'ordine, se perdono il significato che le sottende, non sono altro che meri esercizi di stile, diventano l'inutile, ed a  volte patetico, tentativo di fabbricarsi un'identità di comodo perché non si è in grado, o non si ha il coraggio, di accettare e governare il cambiamento che ci circonda.
Perché aumenta l'astensionismo? Perché i giovani se ne fregano della politica? Perché i cittadini rinunciano, di fatto, ad interessarsi della cosa pubblica, e cioè, in fin dei conti, della stessa società nella quale vivono?
Perché la politica non si cura più degli interessi della gente.
Solo per quello, in verità.
Gli scandali, il "magna magna", le villanie... esistono da quando esiste la politica, basta andare a leggere cosa accadeva in Grecia 2500 anni fa e si rimarrebbe esterrefatti... Vogliamo rimanere in tempi recenti? Leggete Guareschi (lui si che era un anticomunista vero, ed allora i comunisti c'erano sul serio, non come qualcuno che vorrebbe resuscitare lo spettro del comunismo per farsi più forte nella sua personalissima e presunta battaglia di libertà) e scoprirete che, dossier più, dossier meno, le cose non erano molto diverse sessant'anni fa.
Certo, oggi c'è internet che permette di sapere tutto di chiunque in tempo praticamente reale, ma il web ha anche un'altra e più importante funzione: fa correre veloci le idee, non solo le polemiche.
Il problema è che una volta, fra uno scandalo e l'altro (altro che casa di Montecarlo, nell'Italia bigotta e perbenista degli anni '50 e '60 si costruivano teoremi ben peggiori...), qualcuno, senza dire "ghe pensi mi", tentava di occuparsi del bene pubblico.
Lungi da me fare l'avvocato difensore della politica, ma un paese ha anche bisogno di una classe dirigente, e quella non si può pensare di trovarla esclusivamente nei CDA delle società...
Ed allora ci vogliono persone che abbiano a cuore l'interesse nazionale, che sappiano capire ed interpretare il presente in ottica futura, che comprendano che i tempi della politica, oggi, sono molto più veloci, ma che, non per questo, si debba azzerare o annullare il confronto.
In caso contrario, basta delegare tutto ad un amministratore.
All'amministratore delegato.
Di un consiglio di amministrazione.
Per l'appunto.
Ma questa non è più politica, è qualcosa che non saprei nemmeno definire.
Ecco, Futuro e Libertà nasce proprio per questo, per misurarsi con le sfide del presente, per interpretarle, per sognare e costruire l'Italia del domani, dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Occorre una visione di nazione, slegata dal singolo sondaggio, ma figlia di valori certi.
Rimettiamo i giovani, l'innovazione, il merito, l'impresa, i doveri e le responsabilità dei singoli al centro della nostra sfida, e riconquisteremo il futuro.

sabato 25 settembre 2010

giovedì 9 settembre 2010

Perché ho scelto Futuro e Libertà per l'Italia

Mi ero ripromesso di non parlare troppo di politica, ma gli eventi recenti me lo impongono.
Molti hanno apprezzato la mia scelta di dimettermi da vice coordinatore provinciale del PDL all'indomani di Mirabello, dicendomi che, pur non condividendo la strada che ho deciso di intraprendere, stavo facendo la cosa giusta, lasciando un incarico in un partito del quale, de facto, non facevo più parte.
Non era una scelta dovuta, come qualcuno, porco argutamente ma maliziosamente, ha fatto notare. Altri, nella mia stessa posizione, non hanno fatto altrettanto, anche se ora Italo Bocchino ha dichiarato che tutti gli aderenti a FLI dovranno lasciare i loro incarichi nel PDL. Mentre tornavamo da Mirabello, ho parlato con i ragazzi che avevano incarichi nel PDL reggiano, ed ho chiesto loro di rassegnare, unitamente a me, le loro dimissioni da quegli stessi incarichi. Non c'è stato nemmeno bisogno di discutere, abbiamo condiviso fin da subito questa impostazione. Ho anticipato i tempi, e ne sono orgoglioso!
Fatta questa premessa, veniamo al sodo.
Perché Futuro e Libertà?
Perché credo che, finalmente, la destra politica italiana abbia compituo il passo decisivo verso l'Europa.
Alleanaza Nazionale è stata una incompiuta, e nemmeno troppo splendida: AN, per come era stata pensata, doveva essere quello che il PDL ha provato ad essere, e cioè il partito degli Italiani (non in senso razziale, ovviamente, ma nell'interpretazione sarkoyziana e cioè che è italiano chi ama l'Italia), un grande partito nazionale, liberale, conservatore, europeo.
Con la nascita di Forza Italia sul finire del 1993, il percorso di AN si arrestò, avendo Berlusconi intercettato una buona parte di quegli elettori che avrebbero potuto appoggiare la costituenda formazione politica di Fini, già da tempo teorizzata da Pinuccio Tatarella.
AN, quindi, si fermò in mezzo ad un guado, non riuscendo a fare l'ultimo e decisivo passo verso una destra moderna ed europea. Fu un peccato, soprattutto perché, in mezzo al guado, si fermò anche parte dell'innovazione politica: si declinavano i valori di sempre, ma non si riusciva, letteralmente, a lanciare il cuore oltre l'ostacolo ed, in particolar modo, non si riusciva ad attualizzare alla realtà, soprattutto a quella futura, il nostro schema di riferimento ideale/valoriale.
Si parlava di immigrazione solo con riferimento alla sicurezza, senza elaborare politiche di più ampio respiro, che prevedessero l'integrazione come fine ultimo. Le parole "respingimento" ed "integrazione" sembravano segnate da un'inevitabile dicotomia, e, così facendo, abbiamo perso l'opportunità di iniziare a pensare l'Italia multirazziale del futuro, illudendoci che l'immigrazione potesse essere fermata. Il nostro errore principale è stato quello di soffermarci sul presente, non riuscendo a comprendere - o non volendo - che se era, ed è tuttora, giustissimo essere inflessibili con chi delinque, avremmo perso, senza nemmeno combatterla, la sfida del futuro, tutta fondata intorno all'integrazione.
Sui temi etici, invece, si era persa di vista la tradizionale visione laica - e non laicista - dello Stato: a prescindere da come la si pensi sui singoli temi (aborto, eutanasia, fecondazione assistita etc.), non è pensabile che lo Stato dica cosa sia giusto o cosa non lo sia. L'Italia non è una repubblica confessionale, ma, vale la pena ribadirlo, uno stato laico, che deve il massimo rispetto alla Chiesa, ma che da essa deve tenersi distinto. Un esempio valga per tutti: sono stato, sono, e sarò sempre contrario all'aborto, ma riterrei un'aberrazione che lo Stato lo rimettesse, come alcuni vorrebberro, fuori legge. Lo Stato, come già accade con la Legge 194 (che, si dica per inciso, andrebbe meglio applicata, ma questo è un altro discorso), disciplina questa dolorosissima materia, e, giustamente, non c'è altro che possa fare. I conti li dobbiamo fare con la nostra coscienza, non è lo Stato che deve sostituirsi ad essa.
Ma c'è un aspetto che, più di altri, Futuro e Libertà riesce a cogliere, e che AN ha solo sfiorato.
Gianfranco Fini, nel corso del congresso di scioglimento di AN, disse che il PDL non sarebbe stato un partito di destra, ma qualcosa di completamente nuovo. Superati gli svenimenti in sala, mio compreso, abbiamo iniziato a ragionare su quella frase, che apriva scenari fino ad allora inediti.
Tramontata l'era delle ideologie, era finalmente giunto il momento di iniziare il tempo delle idee e dei valori, slegati dalla ottocentesca/novecentesca visione destra versus sinistra, nella quale erano relegati.
Non era più il tempo, per dirla alla Jannacci, di Destra-Sinistra, ma si apriva (si sarebbe dovuta aprire) una nuova era.
Il PDL, in buona sostanza, sarebbe dovuto diventare il primo partito post ideologico, e divenire l'archetipo del partito di inizio XXI secolo.
Sfortunatamente per il PDL, e per l'Italia, questa visione dinamica, propulsiva, innovativa di partito, si è incartata su mille problemi, di cui solo pochissimi erano di natura politica. Il resto è storia recente.
Futuro e Libertà, invece, cerca di rompere quegli schemi, quegli steccati ideologici sui quali molti partiti hanno costruito le loro fortune: FLI cerca di cogliere lo spirito più profondo e vero che aveva portato alla creazione del PDL, lanciando una sfida a tutti coloro che hanno il coraggio di immaginare il futuro e che, quotidianamente, cercano di realizzarlo.
Ci sono tante altre ragioni che mi hanno spinto ad abbracciare il progetto di Fini, ma su quelle tornerò nei prossimi giorni, con singole e più dettagliate spiegazioni, sperando, almeno per ora, di aver fatto un po' di chiarezza.