martedì 8 marzo 2011

Fondazione Palazzo Magnani, una sfida reggiana

Solo il tempo ci permetterà di giudicare se la sfida rappresentata dalla costituzione della Fondazione Palazzo Magnani è stata vinta.
La mostra su De Chirico - finalmente un grande evento a Reggio - non può rappresentare un punto di arrivo, bensì un punto di partenza.
Il futuro della Fondazione passa attraverso il coinvolgimento di soggetti privati, ma perché ciò accada è necessaria una programmazione artistico/culturale proiettata sul territorio, pianificata con un diretto coinvolgimento degli sponsor.
Occorre che vi sia un giusto connubio fra l'aspetto culturale e quello più strettamente imprenditoriale; la provincia di Reggio Emilia, dal Po al crinale, è ricca di siti interessanti che attendono solo di essere messi a sistema ed inseriti in circuiti più ampi.
Le risorse turistiche legate alla cultura sono praticamente illimitate, non essendo mai state sondate in modo organico.
Palazzo Magnani deve fungere da richiamo per gli eventi maggiori, e da amplificatore per quelli organizzati dalle amministrazioni locali nei singoli comuni.
Fondamentale, però, è una visione d'insieme dell'offerta turistico/culturale, ed è questo il vero banco di prova della Fondazione.
I grandi eventi sono certamente importantissimi, come sostengo da tempo, ma è basilare che questi abbiano una ricaduta positiva anche nel corso dell'anno, altrimenti rischiano di produrre lo stesso effetto della luna piena nel cielo notturno, che copre le stelle con il suo chiarore, lasciandone solo intuire la presenza.
Lontano dalle manifestazioni principali, si lancino artisti emergenti, si crei un laboratorio culturale, si consenta ai giovani artisti di esporre negli stessi locali dove si sono tenute mostre di respiro internazionale, e lo si faccia con costanza.
Nel frattempo, la Fondazione e la Provincia, unitamente ai privati, si dovrebbero attivare per  realizzare un compiuto progetto turistico/culturale che coinvolga, in modo omogeneo, il maggior numero di soggetti, di concerto con altre istituzioni (penso non solo ai singoli comuni reggiani, ma anche a quelli parmigiani, modenesi, lombardi ed alla regione Emilia Romagna), così da inserirsi organicamente e, per l'appunto, sistematicamente in ambiti ben più ampi di quello provinciale.
Il mio personale auspicio è che il nominando comitato scientifico della Fondazione possa essere rappresentato da personalità di spicco della cultura, reggiana e non, scelte esclusivamente in forza delle loro competenze, onde sgombrare il campo da prevedibili considerazioni, che abbiano piena autonomia nelle loro decisioni.
Visto quel che accade da anni a livello nazionale, l'unica strada veramente percorribile perché la proposta culturale non venga ridimensionata è quella di un rapporto sempre più stretto fra pubblico e privato, ma c'è bisogno di un progetto serio e non autoreferenziale, altrimenti la sfida di cui parlavo in premessa è destinata ad essere persa in partenza.
Noi siamo pronti a collaborare, a confrontarci ed a portare il nostro contributo senza alcun pregiudizio, oltrepassando stantie logiche ideologiche: la nascita della Fondazione è un momento di svolta non per la politica reggiana, ma per tutta la nostra comunità, un'occasione che non può andare sprecata.

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