sabato 22 gennaio 2011

San Prospero e l'organo dimenticato

Reggio Emilia è una città decisamente strana: per citare un caro amico "sono riusciti a spostare il tempio di Abu Simbel e non si riesce a spostare il presepe di Beltrami..."
Ora, senza nulla togliere al presepe di Beltrami (che in effetti è caro a tutti i reggiani) ed alla querelle con don Ranza, mi limito ad osservare che, purtroppo, passano sotto silenzio fatti artisticamente e culturalmente ben più gravi.
Noi reggiani siamo perfettamente a conoscenza che la Basilica di San Prospero è un simbolo della nostra città, anche se, in generale, ne sottovalutiamo, o non teniamo in giusta considerazione, il valore artistico.
La basilica dedicata al santo patrono, infatti, contiene opere d'arte di grandissimo pregi: dagli affreschi dell'abside di Procaccini, al coro ligneo ed intarsiato dei De Venetiis, alle copie (ahimè, gli originali presero la via di Dresda all'epoca della celebre "vendita") del Boulanger della "Notte" del Correggio e della "Madonna in trono e Santi (La Madonna di San Matteo)" di Annibale Carracci, le pale d'altare del Tiarini e dell'originale campanile ottagonale - incompiuto - al cui progetto prese parte l'insigne Giulio Romano, oltre ad opere di Calvaert, Anselmi, Campi e tanti altri. Fra le tante bellezze della nostra piccola cattedrale, si deve necessariamente annoverare anche l'organo, maestoso ed elegante, realizzato fra la fine del 1609 e l'inizio del 1610 da Baldassarre Malamini e rifatto nel 1881 da Gian Battista De Lorenzi, considerato fra i più belli dell'intera Emilia Romagna, e proprio su questo meraviglioso strumento vorrei soffermarmi.
Nel 1992 venne restaurato ad opera di privati (la famiglia Spallanzani), e ridonato alla città nel suo splendore, sonoro e visivo.
Oggi, a seguito di lavori di ristrutturazione del tetto e del soffitto della basilica, molte delle sue canne sono ostruite o, a causa di infiltrazioni, piene d'acqua, il che non solo ne impedisce un pieno utilizzo per l'organizzazione di concerti, ma, soprattutto, ne mette a rischio l'integrità. Se si considera che anche il mantice richiederebbe una migliore manutenzione, possiamo dire di trovarci davanti ad uno scenario molto triste.
Come al solito, a fronte di una fugace comparsa del problema sui giornali a seguito della protesta dell'organista della basilica, la città non ha recepito il messaggio.'
La Curia, tramite i contributi CEI, quando ci sono le condizioni, può aiutare a reperire fondi pubblici e privati, e la parrocchia, in primis, è responsabile per gli interventi. Pubblicamente si è detto che vi è la volontà di intervenire, mi auguro che alle parole possano seguire i fatti.
Auspico, quindi, che il problema possa essere affrontato in tempi rapidi: San Prospero è un patrimonio dei reggiani, e la musica del suo organo deve continuare ad accompagnare i grandi e solenni momenti della nostra comunità.

2 commenti:

  1. Reggio è colma di tesori sconosciuti ai più, perché non sono mai stati valorizzati dall'amministrazione o da altre istituzioni, a vantaggio di iniziative culturali, che, pur degne di nota, sono sempre state caratterizzate da estemporaneità e, a mio sommesso avviso, anche da una certa connotazione ideologica. E' un vero peccato.

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  2. Verissimo! Il punto è che non c'è capacità/volontà di creare un autentico percorso culturale che coinvolga vari soggetti (su questo tornerò anche con un intervento pubblico la settimana prox); pensa solo alle tante chiese che ci sono a Reggio, alcuni sono dei piccoli capolavori (pensa alla Chiesa del Cristo, meraviglioso esempio di barocco, tanto per citarne una) ma una volta entrati le trovi quasi sempre buie e non c'è nemmeno l'ombra di un piccolo depliant informativo...

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